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Il giorno 5 novembre di oltre sessanta anni fa, in pieno autunno, nell’anno 1953, un giovane cammina tutto solo lungo una ventilata spiaggia nei pressi di New York.
Indossa un cappotto scuro ed i suoi capelli sono scompigliati dal vento. Passeggia fumando nervosamente una sigaretta dopo l’altra. I gabbiani volano basso garrendo. Ma non sembrano turbare i suoi pensieri. Anzi, a quegli uccelli egli sembra affidare i suoi pensieri impetuosi.
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La stessa sera, quel giovane viene ricoverato al "Roman Catholic Hospital" in preda ad un attacco di "delirium tremens". Entrerà in coma, per morire 5 giorni dopo. Aveva 39 anni. Se ne andò dopo aver bevuto wiskey in abbondanza. L’anno successivo Igor Stravinsky avrebbe composto la sua opera “In memoriam Dylan Thomas”. In suo onore il cantante folk Robert Allen Zimmerman avrebbe scelto lo pseudonimo di Bob Dylan…
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Così è scomparso il gallese Dylan Thomas, poeta celtico, una delle più originali voci del XX secolo. E probabile che solo qualche tempo prima abbia scritto la poesia che qui vi propongo di leggere con attenzione, avvertendo ancora una volta che tutta poesia andrebbe letta in lingua originale e che ogni traduttore è un potenziale “traditore”.
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La traduzione in italiano è insufficiente, forse addirittura più difficile da comprendere dell’originale, ma aiuta chi ha difficoltà con la lingua inglese. La poetica di Dylan Thomas fu un calderone esperienziale, costruita su un sostrato celtico che ricompone i movimenti e le riscoperte più significative del secolo, dai surrealisti francesi alle visioni di Blake, alle metafore ardite di metafisici del XVII secolo come John Donne:
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Especially when the October wind
With frosty fingers punishes my hair,
Caught by the crabbing sun I walk on fire
And cast a shadow crab upon the land,
By the sea’s side, hearing the noise of birds,
Hearing the raven cough in winter sticks,
My busy heart who shudders as she talks
Sheds the syllabic blood and drains her words.
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Shut, too, in a tower of words, I mark
On the horizon walking like the trees
The wordy shapes of women, and the rows
Of the star-gestured children in the park.
Some let me make you of the vowelled beeches,
Some of the oaken voices, from the roots
Of many a thorny shire tell you notes,
Some let me make you of the water’s speeches.
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Specialmente quando il vento d’Ottobre
Con dita gelide i miei capelli punisce,
Cammino afferrato dal sole che aggriccia sul fuoco
E getto un granchio d’ombra sulla terra,
Sul fianco del mare, uno strepito udendo d’uccelli,
Udendo il corvo tossire su invernali stecchi,
L’attivo mio cuore mentre lei parla palpita,
Sparge il sillabico sangue, le sue parole assorbe.
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Chiuso anche dentro una torre di parole, vedo
Sull’orizzonte camminare come gli alberi
Le forme verbose delle donne, e dentro il parco
Le file dei fanciulli dai gesti stellari.
Alcuni mi lascian crearti col vocalizzo dei faggi,
Alcuni con la voce delle quercie, dalle radici
Dirti le molte note di contee spinose,
Col linguaggio dell’acqua altri crearti.
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Dietro un vaso di felci l’orologio oscilla,
E dell’ora mi dice la parola, il significato nervoso
Vola sul disco frecciato, declama il mattino,
Mi narra tempo al vento col gallo della banderuola.
Alcuni mi lascian crearti coi segni del prato;
Tutto ciò che conosco l’erba segnale mi dice
Ed attraverso l’occhio penetra col verminoso inverno.
Alcuni mi lasciano dirti i peccati del corvo.
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Behind a pot of ferns the wagging clock
Tells me the hour’s word, the neural meaning
Flies on the shafted disk, declaims the morning
And tells the windy weather in the cock.
Some let me make you of the meadow’s signs;
The signal grass that tells me all I know
Breaks with the wormy winter through the eye.
Some let me tell you of the raven’s sins.
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Especially when the October wind
(Some let me make you of autumnal spells,
The spider-tongued, and the loud hill of Wales)
With fists of turnips punishes the land,
Some let me make you of the heartless words.
The heart is drained that, spelling in the scurry
Of chemic blood, warned of the coming fury.
By the sea’s side hear the dark-vowelled birds.
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Specialmente se il vento d’Ottobre
(Alcuni mi lascian crearti d’incanti autunnali,
Lingua di ragno, sonora collina del Galles)
Con pugni di rape punisce la terra,
Alcuni mi lascian crearti con impietose parole.
disseccato il cuore che, sillabando nello sgambettio
Di alchemico sangue, avvertì della furia in cammino.
Sui fianchi del mare puoi udire gli uccelli dai cupi vocalizzi.
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La poesia è fortemente evocativa. Il suo concetto centrale è abbastanza semplice. Il poeta cammina in campagna. Fa un regalo alla sua amata regalandole tutte le cose che vede (“Some let me make you of the meadow’s signs”). La peculiarità poetica sta nel fatto che i doni assumono la forma di parole in quanto il suo “busy heart … sheds the syllabic blood”. Naturalmente un’idea del genere, regalare parole, non è affatto nuova. Il gallese Dylan Thomas prende questa idea dalla tradizione poetica gallese. La diversità sta nel modo in cui Dylan fa questa operazione.
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Tutto ciò che egli vede all’interno della sua “tower of words” è trasformata in lingua: faggi vocalizzati, voci di querce, discorsi di acque, uccelli con vocali oscure, sortilegi della stagione autunnale in forma di lingua di serpente e via così con queste straordinarie immagini poetiche. In qualsiasi altro poeta aggettivazioni di questo genere sarebbero senza dubbio incongrue, assurde.
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Nella poesia di Dylan Thomas le stesse diventano momenti magici. Un altro importante tema in questa poesia, come in quasi tutta la sua produzione, è il trascorrere del tempo. Il sole che “aggriccia” fa invecchiare gli uomini, i rami spogli e i “winter sticks” descrivono la stagione che passa, alla stessa maniera della “meridiana” (shafted disk).
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